Ci siamo salutati nel momento in cui avevo deciso di mettere da parte la ricerca dell’Islanda in terra napoletana. Il mattino seguente, però, l’idea era già un poco sbiadita ed ero tornata ai piani che prevedevano un tour di Napoli Sotterranea. Allo stesso tempo sacrificare la giornata limpida con sole splendente per scendere nelle viscere della città non mi convinceva, così ho deciso di concentrarmi sul presente e mi sono messa per strada per vedere dove mi avrebbe portata la sorte.

I castelli

Arrivando di buon passo dalla Stazione di Napoli Centrale, inciampo nel Maschio Angioino o Castel Nuovo e, anche se non sono interessata al Museo Civico che ospita, decido di entrare. Il castello non è interamente visitabile per motivi che non riesco a capire, ma la Sala dei Baroni ripaga lo sforzo economico di 6 euro con i 28 metri che separano dalla sua volta: gli elementi portanti compongono il profilo di una stella e tu senti il peso di tutta quella distanza. Mai visto qualcosa di simile in Islanda.

Racconti_di_Viaggio_Maschio_Angioino

All’uscita parto in direzione del lungo mare di via Caracciolo dove so che troverò un’altra fortificazione, quella di Castel dell’Ovo. Mi aggiro tra gli edifici che lo compongono e resto sulle terrazze più alte per sfruttarne la posizione avanzata in mare e gustarmi la città col Vesuvio all’orizzonte. Poi mi infilo nel cunicolo che porta alle antiche carceri che per questo Natale ospitano una mostra di presepi artigianali. Capisco finalmente perché esistono i collezionisti: opere realizzate interamente a mano che uniscono originalità di idee, fermezza di polso e delicato buon gusto.

Vorrei chiudere il cerchio delle fortezze salendo fino a Castel Sant’Elmo, ma “perdo tempo” gironzolando sotto il colonnato della Basilica in piazza del Plebiscito e tra le sale di Palazzo Reale con i marmi gelidamente bianchi della scalinata di accesso e le liste di parquet grandi come il mio salotto. Quando torno all’aperto si è fatto buio ed è quindi il momento ideale per inabissarsi sotto la città.

Racconti_di_viaggio_Castel_dell_Ovo

Napoli Sotterranea

Tra le diverse proposte di tour nei meandri di Napoli, l’amico che mi aveva accompagnata sul Vesuvio mi aveva consigliato quello della Galleria Borbonica. Quando vedo la locandina con la versione speleologica e quella con tratto in zattera capisco il perché. Io, per questioni di giorni e prenotazioni, mi devo “accontentare” della versione più tradizionale che, però, non ha nulla di noioso.

Mentre cammini una ventina di metri sotto terra, ti raccontano che le case in superficie venivano costruite con il tufo estratto esattamente sotto di loro grazie ai miracoli dell’ingegno; c’è spazio per le leggende dei pozzari che si prendevano cura delle cisterne da cui si riforniva l’acqua alle case dei nobili; poi si passa al periodo della guerra, durante il quale i cunicoli erano utilizzati come rifugi antiaerei e centinaia di persone vi si rintanavano al suono delle sirene. Ne fanno suonare una e senti un brivido lungo la schiena, mentre ti sale un groppo in gola. La tensione si scioglie non appena si intravede l’uscita dal mondo sotterraneo e la visita si conclude con l’inventario di vecchie auto e motocicli abbandonati dopo il sequestro per “potenziamenti” poco leciti.

Vedi Napoli e poi ci torni

Il giorno successivo vado a rinfrescarmi le idee in quota recuperando la visita a Castel Sant’Elmo.

Racconti_di_viaggio_Castel_Sant_Elmo

Arrivo alla funicolare di Montesanto senza rendermi conto di incrociare Spaccanapoli, presa come sono dalla circospezione che il proprietario del B&B mi ha suggerito da quando ho varcato la sua soglia. In realtà ci sono solo sguardi che non so interpretare, ma non accade nulla degno di nota: insomma, nessun pericolo. Quando l’ennesima persona si rivolge a me in inglese, realizzo che mi scambiano per una straniera, confusi dalla mia pelle bianco-fantasma-anemico e dai capelli rosso-paiolo-di-rame.

Alla biglietteria del castello pago l’ingresso e mi chiedo perché non abbia acquistato la City Card; la domanda evapora in fretta e io procedo per la mia strada. Mentre percorro la via lastricata che conduce al cortile centrale della fortezza, incontro nuovamente il vento a raffiche che mi ha sussurato “Islanda” dall’inizio del mio tour a Napoli, ma questa volta non lo ascolto, presa dalla vista sulla città, spezzata dal Decumano minore e baciata dal sole. Mi concedo una visita distratta al Museo del Novecento, custodito nel castello, quindi torno a bassa quota attraverso la Pedamentina S. Martino, per metà vicolo e per metà scalinata.

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Arrivo così all’imbocco di Spaccanapoli che, stabilisco, deve il suo fascino non alle botteghe variegate, ma alla prospettiva, a quel suo condurre lo sguardo lontano. A tratti si apre inattesa una piazza e su quella del Gesù Nuovo scopro il complesso monumentale di Santa Chiara, con la chiesa sobria e il monastero che ruota intorno a un chiostro maiolicato con tanto di agrumeto. A qualche centinaio di metri mi rifugio nel pub Brigantaggio e Beveraggio dove pasta, patate e provola mi mettono in pace con il mondo e mi fanno rassegnare al fatto che a Napoli ci tornerò. Alla faccia dell’Islanda.