Io e Marianna ci conosciamo da almeno vent’anni, in pratica un vita. Lo scorso ottobre, esauste da mesi di lavoro in ospedale, abbiamo deciso che era arrivato il momento di partire. È stata una partenza casuale, come casuale il combaciare delle nostre ferie: avevamo talmente tanti paletti logistici tra turni di lavoro, mancanza di un passaporto e limiti di budget che, dall’idea iniziale di partire per la Grecia, siamo finite a Torremolinos, vicino a Malaga, nel Sud della Spagna, perché unica destinazione che consentiva di rispettare tutte le nostre richieste. 7 giorni di vacanza marittima con trattamento all inclusive presso un hotel 4 stelle, con un unico obiettivo scolpito a caratteri cubitali nelle nostre menti: riposo assoluto.

La Casa de Los Navajas a Torremolinos.

Io arrivavo da 10 anni di lunghissimi viaggi in Africa (prima l’Angola e poi il Mozambico), gestiti appoggiandomi a conoscenze locali, e pensare di essere servita e riverita per 7 giorni mi ha messa alla prova. Non abituata ad alloggiare in hotel, sono rimasta quasi sorpresa dalla pulizia e dagli ampi spazi (piscina compresa) della nostra sistemazione, così come dal cibo in abbondanza, dalle salviette cambiate ogni giorno, dall’aria condizionata in ogni dove e dagli ascensori sempre in funzione. Il fiore all’occhiello del nostro hotel è stata comunque la cucina. Sia chiaro: per un italiano non ci sarà posto al mondo che potrà eguagliare la cucina di casa, ma pare che a Torremolinos siano disposti a tutto per accontentare il palato di una clientela internazionale, giocando anche il jolly delle porzioni senza limite grazie all’opzione all you can eat. Considerato l’obiettivo della vacanza (riposo assoluto!), la struttura ha fornito il giusto supporto.

Uno scorcio di una via di Marbella, con caratteristici vasi di fiori colorati su un muro.

Forse complice il meteo, temperatura sempre sotto i 26 °C, un paio di giornate di brutto tempo e alcuni momenti di nebbia intensa, mi sono trovata a pensare molto. In primo luogo all’idea della vacanza con un’amica, ai suoi vantaggi  e svantaggi. Ho parlato di argomenti e vita vissuta di cui in genere non parlo con mio marito, allo stesso tempo mi sono trovata a chiedermi perché non sfruttare la prima vacanza comoda proprio con lui anziché con un’amica (Marianna non me ne voglia). In più chi dice che con le amiche, anche quelle storiche, la convivenza è cosa facile, deve avere metri di giudizio diversi dai miei. La sintonia e l’intimità che si hanno con il consorte non sono per me paragonabili alla familiarità tra amiche.

La Plaza de los Naranjos a Marbella.

L’hotel offriva, tra l’altro, la possibilità di fare escursioni (Gibilterra, Granada…), ma noi abbiamo deciso di non coglierla. Al contrario abbiamo optato per brevi tour fai da te a partire da Torremolinos: ricorderò qualche piccolo vicolo con le gradinate, mentre l’edilizia tutta al servizio del turista mi ha suscitato un po’ di angoscia. Un salto a Malaga, dove abbiamo dato uno sguardo alla casa natale di Picasso, ma che dovremo tornare in altra occasione a visitare con calma. Ho invece un bellissimo ricordo di Marbella e del suo centro storico veramente speciale, con il contrasto tra il bianco degli edifici e il verde degli alberi della piazza degli Aranci, tanti vicoli deliziosi, scalette nascoste, negozietti graziosissimi. Ho respirato un mix di atmosfera caraibica (almeno credo, non son mai stata ai Caraibi!) e saracena.

Marbella offre l'opportunità di attraversare vicoli su cui affacciano negozi invitanti.

Al ritorno dalle escursioni altri pensieri: dopo 10 anni di viaggi a stretto o strettissimo (e peraltro quasi unico) contatto con la popolazione locale, mi è sembrato stranissimo e alquanto limitante starmene tra me e me e con la mia amica senza intraprendere rapporti con i “locali”, o per lo meno rapporti che non andassero oltre il buenos dias, buenas noches, gracias. Sancire il rifiuto totale e definitivo a pronunciare la benché minima parola in spagnolo è cosa per me impensabile: l’aspetto più bello di andare all’estero non è forse cercare di rispolverare le lingue conosciute e intavolare un discorso in lingua locale con i locali? La verità è che la massima aspirazione in quei giorni era quella di poter stare sdraiata, leggere, ascoltare musica e farmi servire e riverire a tavola e, da questo punto di vista, i 7 giorni a Torremolinos sono stati perfetti. Tuttavia, essendo pochi i momenti in cui posso staccarmi dal lavoro e dalla routine quotidiana, mi chiedo se non sarei dovuta partire con un piede diverso: l’attitudine con cui si affronta il viaggio ne cambia il risultato. Il che, credo, valga anche nella vita!