C’è chi ti chiede come sia vivere al buio e se hai avvistato orsi bianche e foche e chi pensa che le casette colorate in un paesaggio bianco, con l’ululato dei cani da slitta fuori dalla porta e l’aurora boreale che illumina le strade nelle sere di cielo terso, siano la poesia dell’inverno settentrionale. C’è anche chi, facendo un po’ di confusione tra artico e antartico, ti chiede se hai visto i pinguini. Tu da fine febbraio, in 4 settimane a Tasiilaq, sulla costa orientale della Groenlandia, hai trovato ore di luce paragonabili a quelle italiane, foca e orso bianco solo nel piatto ma, soprattutto, la sensazione di un tempo rallentato e morbido che fa venire a galla la realtà come fanno le bolle d’aria in una vasca da bagno.

Nelle giornate di sole l’aria è trasparente, quasi scintillante, e gli occhiali da sole sono una necessità.

Nelle giornate di sole l’aria è trasparente, quasi scintillante, e gli occhiali da sole sono una necessità. Esci dalla Casa Rossa di primo mattino avvolta da tonalità dorate, calde per gli occhi ma taglienti per la pelle, che proteggi con più strati sapientemente combinati perché il freddo non possa trovare spiragli. La vita si mette in moto verso le 8 con i movimenti di una ventina tra auto e mezzi d’opera, una manciata di motoslitte e gente a piedi che trascina o spinge gli slittini per trasportare materiali, la spesa o le culle. Nei giorni in cui il piccolo impianto di risalita è in funzione, alcune strade diventano variazioni rispetto al tracciato dell’unica pista da sci.

Il fiordo di King Oscar alterna gelo a disgelo; quando la superficie è sicura i pescatori con slitta al seguito vanno in cerca della loro postazione.

Il fiordo di King Oscar, il tratto di mare su cui affaccia Tasiilaq, alterna gelo a disgelo in funzione delle temperature e della forza del vento. Quando la superficie è sicura, puntini neri con un trattino più chiaro al seguito vi si muovono la mattina e scompaiono la sera. Sono i pescatori con slitta al seguito che vanno in cerca della loro postazione o rientrano dopo una giornata di attesa, non sempre fruttuosa, davanti al loro buco nel ghiaccio. Non importa che nevichi, piova o splenda il sole, l’importante è che il ghiaccio sia sicuro. Per questo al loro fianco hanno un arpione conficcato nel ghiaccio, perché di quello si servono per testarne la consistenza e aprirsi un varco verso il mondo sommerso che custodisce buona parte dei loro pasti.

Il villaggio di Tiniteqilaq, la “vera Groenlandia”, come dicono gli inuit.

La parte terminale del fiordo è meno profonda e più protetta dall’azione del vento e delle correnti marine, per questo lo strato di ghiaccio che la ricopre è più spesso e stabile e vi si accumula anche la neve. Qui ogni giorno è buono per la pesca, e anche chi non sarebbe in grado di stabilire la sicurezza del ghiaccio nel centro del fiordo può camminare con tranquillità. Verso l’estremità più esterna c’è un tracciato individuabile anche da lontano, formato dal passaggio delle slitte trainate dai cani e delle motoslitte. La chiamano “highway”, l’autostrada, e porta verso nord, in direzione del villaggio di Tiniteqilaq, verso la “vera Groenlandia”, come dicono gli inuit: in un’ora e mezza in motoslitta si raggiungono una sessantina di case affacciate su un fiordo più grande, il Sermilik, casa natale degli iceberg e terreno di caccia alle foche; qui le temperature possono raggiungere i –30 °C e gli orari dell’unico piccolo supermercato sono scritti, ma praticamente imprevedibili come il meteo. Si possono accompagnare i cacciatori che vanno in cerca di foche con la loro barca e, in assenza di prede, si ammira l’arte della navigazione in un fiordo che avresti detto impenetrabile per la quantità di ghiaccio, oppure ci si sgranchisce le gambe su un tappeto glaciale steso nel mezzo dello stesso fiordo.

Dal punto panoramico alle spalle del villaggio si vede il mare aperto, che nell’inverno polare è più un puzzle 3D nei toni del bianco e dell’azzurro.

Uscire dal villaggio a piedi in inverno richiede di ricorrere a ciaspole o sci, a meno che non ci si voglia limitare a raggiungere il cimitero o il punto panoramico alle spalle del paese. Da qui si vede il mare aperto, che nell’inverno polare è più un puzzle 3D nei toni del bianco e dell’azzurro di lastre di ghiaccio e iceberg. Se si segue il tracciato della pista da sci e si procede lungo la traccia creata dai mezzi da neve, si riesce ad allontanarsi a sufficienza per veder scomparire le case colorate di Tasiilaq e il mondo ridursi a un sogno acquatico. L’eventuale avvistamento di orme di orso bianco aiuta a risvegliarsi in fretta… a quel punto può essere più saggio imbarcarsi su una slitta trainata dai cani e lasciarsi cullare dallo scricchiolio della neve e dall’andatura morbida dei pelosissimi cani Groenlandesi. Almeno fino a che non arriverà il momento di superare un’altura e la muta si fermerà a guardarti per farti capire che è il momento tu dia il tuo contributo anche solo procedendo per un breve tratto a piedi: loro ti aspetteranno in cima, a vedetta del tuo candido sogno.

[Fotografie di Laura Antoniolli]