Sono sufficienti. Per scoprire la città e i suoi musei, per assaggiare i piatti tipici, per comprare qualche souvenir, per farsi un’idea della gente che ci vive.

Per una serie di circostanze, mi sono trovata con 3 giorni liberi a Manila, una città cosmopolita che si trova al centro dell’area metropolitana chiamata Metro Manila, che conta oltre 12 milioni di abitanti e comprende una serie di distretti che un tempo costituivano località separate.

Il traffico è impressionante, ci si impiega un’ora per percorrere un paio di chilometri. Ma è un traffico ordinato, di guidatori rispettosi dei semafori (un po’ meno dei pedoni), una marea di suv, in alcune zone jeepney e “tricicli” a motore e a pedali.

So che ti stai chiedendo che cosa sia un jeepney. Quando i soldati americani, finita la guerra, lasciarono le Filippine, valutarono economicamente più conveniente non portare con loro le jeep e lasciarle lì. I filippini ne entrarono quindi in possesso e cominciarono a modificarle pesantemente, trasformandole in una sorta di bus. Ancora oggi questo lavoro di carrozzeria è svolto interamente a mano, sagomando pezzo per pezzo, e il risultato è un campionario infinito di jeepney strambi e variopinti.

Gli americani hanno lasciato anche un cimitero di guerra: un enorme prato ondulato costellato di croci bianche di marmo di Carrara, con tutto intorno i grattacieli di Manila.

Il distretto finanziario di Makati, infatti, offre uno skyline moderno, che contrasta con i jeepney utilizzati da impiegati ben vestiti per andare al lavoro nei rispettivi uffici.

Oltre al cimitero americano, il tour di Manila che ho scelto mi ha portata a visitare il Museo Ayala, interessante per i manufatti in oro all’ultimo piano e per l’area dedicata alla storia delle Filippine, riassunta con una sessantina di diorama.

Altra zona carina è Intramuros, la parte più vecchia, circondata da mura.

All’interno di questo quartiere si trovano la cattedrale e la chiesa di San Augustin, dagli interni decorati con la tecnica del trompe l’oeil, non troppo interessanti per noi italiani, che in fatto di chiese non siamo secondi a nessuno. Lo stesso dicasi per Casa Manila, costruita come un’abitazione spagnola e con mobili “antichi” provenienti da tutte le Filippine; in realtà, chiunque in Italia ha visto mobili identici in casa dei nonni.

A Intramuros, la parte più vecchia di Manila, si trovano la cattedrale e la chiesa di San Augustin.

Adiacente a Casa Manila c’è però un ristorante che alla sera propone un ricco buffet di piatti tipici accompagnato da musiche e danze tradizionali. Ero piuttosto scettica nei confronti di questa attrazione per turisti, ma in realtà poi tutti i commensali erano autoctoni e le danze sono state divertenti e non troppo lunghe.

Ho dedicato un’intera giornata a un’escursione a Tagaytay, da dove si gode di una vista magnifica sul vulcano e sul lago Ta’al. Lungo il tragitto è possibile ammirare la rigogliosa natura tropicale e vedere da vicino piante di cui conosciamo solo i frutti importati: banani, palme da cocco, alberi di mango, ananas che crescono ovunque.

Da provare assolutamente il cocco fresco, tagliato sul momento: si beve il liquido con la cannuccia, poi si taglia a metà (serve un machete, in pratica) e con un cucchiaio si raschia la polpa gelatinosa, che è buonissima.

Ma vanno assaggiati anche il mango, l’ananas e, soprattutto, le banane: molto più piccole delle nostre, hanno un sapore e una consistenza del tutto diversi.

Da provare assolutamente il cocco fresco, ma vanno assaggiati anche il mango, l’ananas e, soprattutto, le banane.

Per comprare qualche souvenir o, meglio, per fare shopping estremo, imperdibile il Mall of Asia, delle dimensioni di una nostra cittadina e con un food court molto vario.

Io ho fatto un giro anche all’ipermercato, perché mi piace vedere che cosa comprano all’estero nella normalità, quando fanno la spesa. Ho scoperto che hanno una ventina di qualità diverse di riso, che vendono in sacchi enormi oppure sfuso (quello sfuso è un po’ raccapricciante, perché è esposto in grossi contenitori aperti, in modo da poterlo toccare per bene prima di comprarlo).

Impressionanti i banchi di frutta e verdura fresche, dove la metà dei prodotti è a noi ignota.

Per provare il cibo tipico, non si può perdere il ristorante più vecchio di Manila, Aristocrat, dove c’è sempre la coda ma ci si può sedere nella sala d’aspetto. Anche Max’s merita, nonostante sia una catena.

Per provare il cibo tipico, non si può perdere il ristorante più vecchio di Manila, Aristocrat,

3 giorni a Manila sono sufficienti. Per farti venire voglia di tornare, questa volta con più tempo a disposizione, per scoprire le Filippine, da Luzón, l’isola più grande, dove sorge Manila, a qualche altra isola, tra risaie, natura tropicale, spiagge e baie.