La bellezza diffusa si incontra senza programmi, lascia segnali in forma di cartelli turistici e, al viandante, la responsabilità di decidere se fidarsi o meno. È così che, raggiungendo Biella da sud-est, può capitare di abbandonare la strada principale proprio a una decina di minuti dalla meta per la curiosità di scoprire uno dei borghi più belli d’Italia: Ricetto di Candelo.

Ogni due anni, in primavera, Ricetto di Candelo diventa un giardino a cielo aperto per la manifestazione Candelo in fiore, a Natale è il borgo di Babbo Natale e a settembre, con Vinincontro, celebra il vino dell'alto Piemonte e i sapori biellesi.

Photo by Laura Antoniolli

 

Ricetto è un termine che arriva dal latino, significa “ricovero”, e se, un tempo, il ricetto custodiva i prodotti agricoli e proteggeva la popolazione in periodo di guazzabuglio, oggi custodisce il Medioevo. Ogni passo sull’acciottolato lo fa risuonare, e il suo canto corre lungo la cinta muraria. Al termine di ciascuna delle sette file di case in pietra, si sbircia dietro l’angolo per timore che sbuchi un carro con granaglie a calpestare i piedi.

Ricetto è un termine che arriva dal latino, significa "ricovero" e se, un tempo, il Ricetto custodiva i prodotti agricoli e proteggeva la popolazione in periodo di guazzabuglio, oggi custodisce il Medioevo.

Photo by Laura Antoniolli

 

Ogni due anni, in primavera, Ricetto di Candelo diventa un giardino a cielo aperto per la manifestazione Candelo in fiore, a Natale è il borgo di Babbo Natale e a settembre, con Vinincontro, celebra il vino dell’alto Piemonte e i sapori biellesi. Tra la folla è più difficile stanare il suono del Medioevo, si vede solo dalle spalle dei passanti in su e le voci sono più forti del suono lieve del passato. È in estate inoltrata o in pieno autunno che lo spirito di Ricetto viene meglio allo scoperto.

Allora si gira l'angolo, si finge di non sentire il rumore delle auto che si muovono dietro le mura, e si prova a nascondersi ancora per qualche istante nel passato a Ricetto di Candelo.

Photo by Laura Antoniolli

 

Si passeggia, si passa e ripassa per le stesse rue più volte, ci si chiede curiosi se nell’anno 1000 si sentivano gli stessi odori. Chi ha visto i Promessi Sposi del trio Marchesini-Solenghi-Lopez prova a cercarne le inquadrature. In piazza Castello, dove la modernità si affaccia attraverso le volte della Torre Porta, si prova fastidio, come quando da bambini ci dicevano che era il momento di smettere di giocare. Allora si gira l’angolo, si finge di non sentire il rumore delle auto che si muovono dietro le mura e si prova a nascondersi ancora per qualche istante nel passato.