Viaggiare significa entrare in contatto con culture diverse, abitudini nuove, regole che spesso non conosciamo. Un gesto che per noi è innocuo può risultare offensivo altrove. Per questo è importante informarsi prima di partire: per evitare figuracce, ma anche per mostrare rispetto verso le persone e i luoghi che ci ospitano. In questo articolo ti raccontiamo alcune usanze curiose da tutto il mondo e ti diamo consigli pratici per affrontare ogni viaggio con attenzione e consapevolezza.

Perché conoscere le usanze locali è fondamentale

Ogni cultura ha i suoi codici: saluti, posture, abitudini a tavola, modi di esprimere gioia o disappunto. In alcuni casi, sbagliare può semplicemente far sorridere; in altri, può causare disagio, imbarazzo o addirittura offesa.

Prepararsi non significa imparare tutto a memoria, ma essere aperti, attenti e pronti ad adattarsi. Ecco alcuni esempi pratici per orientarsi nel mondo delle buone maniere… internazionali!

Ogni cultura ha i suoi codici: saluti, posture, abitudini a tavola, modi di esprimere gioia o disappunto.
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Attenzione ai gesti: le mani non parlano ovunque allo stesso modo

Quello che comunichi con il corpo può cambiare completamente significato da un paese all’altro. Alcuni esempi?

In India, toccarsi la testa (o toccare quella di un bambino) è irrispettoso, perché la testa è considerata la parte più sacra del corpo. In Messico, invece, si dice che non toccare la testa di un bambino “porta sfortuna”.

In Thailandia, indicarsi con il dito indice è maleducato. In Malaysia si preferisce il pugno chiuso per segnalare qualcuno, mentre nelle Filippine si usa muovere le labbra. In Guinea-Bissau, fare la linguaccia può essere più educato che puntare qualcuno con un dito!

E anche il modo di direi di sì non è scontato: se noi annuiamo e scuotiamo la testa per dire no, in Albania e Bulgaria si fa esattamente il contrario!

Quello che si comunica con il corpo può cambiare completamente significato da un paese all’altro.
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Contatto fisico: quando scusarsi è un rito

Anche un piccolo incidente può diventare un errore culturale. In Mongolia, ad esempio, calpestare per sbaglio il piede di qualcuno è un gesto molto maleducato. Per rimediare, non basta dire “scusa”: si deve stringere la mano alla persona e offrirle il proprio piede perché possa ricambiare il gesto.

Un rituale simbolico che ha il valore di “riconciliazione” tra due corpi che si sono scontrati per sbaglio.

Occhio al brindisi (e alle parole che usi)

Anche i momenti conviviali possono nascondere insidie. Quando viaggi, evita automatismi come dire “cin‑cin” durante un brindisi. In Giappone, per esempio, “cin‑cin” è una parola usata dai bambini per indicare i genitali. Meglio usare il locale kanpai, che significa “prosit”.

Sempre in Giappone, ricorda anche che versare da bere agli altri è segno di rispetto, e rifiutare un bicchiere può essere interpretato come mancanza di cortesia.

Quando si viaggi all'estero è utile conoscere le usanze del posto: anche i momenti conviviali possono nascondere insidie.
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A tavola: silenzi, suoni e rituali

Il galateo a tavola varia moltissimo da una cultura all’altra. In India, fare rumore mentre si mangia può essere apprezzato, perché indica gradimento. In Giappone, sorbire rumorosamente i noodles è del tutto normale, anzi, educato!

In molti paesi asiatici, non si devono piantare le bacchette verticalmente nel riso: è un gesto riservato ai riti funebri. Meglio appoggiarle con cura sul piattino o sul supporto accanto.

Saluti e convenevoli: quando un gesto vale più di mille parole

In Giappone il biglietto da visita è sacro: si porge con due mani, si riceve con rispetto e si legge prima di metterlo via. Mai infilarlo subito in tasca!

In molti paesi arabi e musulmani, stringere la mano a una persona del sesso opposto può essere inappropriato. In caso di dubbio, attendi che sia l’altra persona a fare il primo passo.

Anche il semplice inclinare la testa può sostituire un saluto verbale in culture come quella giapponese o coreana.

Usanze in viaggio: studia, osserva, adattati, rispetta

Il viaggiatore maldestro. Le gaffe e i modi per evitarle
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C’è un libro che offre un’ampia panoramica sulle possibilità di fare figuracce all’estero e sulle usanze che a noi possono apparire stravaganti. Si intitola Il viaggiatore maldestro. Le gaffe e i modi per evitarle (nell’originale Going Dutch in Beijing. The International Guide to Doing the Right Thing), e l’autore è Mark McCrum, che ha viaggiato in tutti i continenti e, a quanto pare, ne ha osservato le sfumature.

Probabilmente, da straniero talvolta ha scambiato un gesto molto localizzato per usanza di un intero paese. È possibile rendersene conto leggendo le parti che ci riguardano: per esempio, McCrum dice che in Italia, nelle aziende, ci si rivolge ai grandi capi chiamandoli “commendatore”. Nel complesso, comunque, è un libro divertente che può rivelarsi molto utile all’estero.

Ogni viaggio è un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo. La chiave è osservare con curiosità, adattarsi con umiltà e rispettare anche ciò che non comprendiamo subito. Viaggiare significa aprirsi. E spesso, è proprio chi dimostra attenzione alle usanze locali a ricevere i sorrisi più sinceri.

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