Paese che vai, usanze che trovi

È un detto che devi sempre tener presente quando vai in viaggio.

Hai mai brindato a Tokyo? Spero tu non abbia detto “cin cin”, perché è così che in Giappone si chiama il “pisellino” dei bambini.

Il mondo è pieno di usi, costumi e tradizioni che hanno un significato diverso a seconda del paese. Eccone alcuni, che ti aiuteranno a evitare qualche figuraccia all’estero.

Nei paesi buddisti è vietato toccare la testa a chiunque, anche ai bambini: la testa, infatti, è la sede dell’anima, pertanto è sacra e le va portato particolare rispetto. In Messico, invece, quando per strada si vede un bambino, bisogna toccargli la testa, altrimenti gli capiterà qualcosa di brutto.

Quando indichiamo, siamo soliti usare il dito indice, ma in altri paesi questo è considerato scortese. Così, in Malaysia si utilizza il pugno chiuso, nelle Filippine un cenno fatto con gli occhi o con le labbra, in Guinea-Bissau la lingua (insomma, fare la linguaccia è più educato che puntare il dito!).

In Mongolia, se pesti il piede a qualcuno, non te la cavi con semplici scuse. Il malcapitato si aspetterà infatti che tu gli stringa la mano e gli porga il piede per fargli ricambiare il pestone.

Usanze in viaggio: 7 consigli per evitare figuracce

Per dire annuiamo, per dire no scuotiamo la testa. Ma non è così dappertutto: in Albania e in Bulgaria si fa esattamente il contrario!

Anche il modo di scrivere le date varia da paese a paese. Noi scriviamo, in sequenza, giorno, mese, anno (25/07/2016), mentre negli Stati Uniti la stessa data sarà 07/25/2016 (mese, giorno, anno), nell’Europa dell’est e in Canada addirittura 2016/07/25 (anno, mese, giorno). Nella corrispondenza internazionale è quindi consigliabile scrivere il nome del mese in lettere, per evitare equivoci.

C’è un libro che offre un’ampia panoramica sulle possibilità di fare figuracce all’estero e sulle usanze che a noi possono apparire stravaganti. Si intitola Il viaggiatore maldestro. Le gaffe e i modi per evitarle (nell’originale Going Dutch in Beijing. The International Guide to Doing the Right Thing), e l’autore è Mark McCrum, che ha viaggiato in tutti i continenti e, a quanto pare, ne ha osservato le sfumature.

Probabilmente, da straniero talvolta ha scambiato un gesto molto localizzato per usanza di un intero paese. È possibile rendersene conto leggendo le parti che ci riguardano: per esempio, McCrum dice che in Italia, nelle aziende, ci si rivolge ai grandi capi chiamandoli “commendatore”.

Nel complesso, comunque, è un libro divertente che può rivelarsi molto utile all’estero.

Il viaggiatore maldestro. Le gaffe e i modi per evitarle

Vuoi fare un viaggio in un paese totalmente diverso dall’Italia, dove regnino usanze “dell’altro mondo”? Magari in Giappone o in Cina? Contattami.