Il ricordo di questo viaggio vive in me in modo molto intenso, tanto che ho deciso di raccontarvelo.

Ritorniamo indietro di qualche anno. Siamo nel 2014, da pochi mesi mi sono trasferita a Genova per seguire la strada del cuore a doppia corsia: il fidanzato e la subacquea. È un periodo di forte cambiamento e, dopo mesi difficili e intensi, decidiamo che è arrivato il momento di concederci una vacanza… destinazione Berenice!

Questa località si trova nell’estremo sud dell’Egitto, a circa 100 km dal confine con il Sudan. Si tratta di una meta tutt’ora non troppo turistica, grazie alla presenza di pochi resort e dal fatto che nei dintorni ci sia il solo deserto. A fare la differenza dal resto dello stato è un reef ancora molto rigoglioso, che non a caso rimane una meta per lo più di vacanze subacquee o per chi è in cerca del totale relax.

La partenza

A partire siamo in 5 amici. Il nostro aereo decolla il 25 ottobre alle prime luci dell’alba da Milano, quindi ci aspetta una levataccia, anche se il cambio tra ora legale e solare ci regala un’oretta in più di sonno e allo stesso tempo tanta paura di confonderci: il risultato è stato che abbiamo dormito appena 3 ore. In ogni caso riusciamo a sincronizzarci e alle 3.30 siamo davanti al casello dell’autostrada, pronti per metterci in marcia.

Arriviamo all’aeroporto verso le 6 del mattino e, dopo esserci fatti tutti una bella dose di caffè, ci dirigiamo verso il gate a aspettare di essere imbarcati. Il volo parte in orario e facciamo un buon viaggio. Dopo circa 4 ore atterriamo a Marsa Alam, il punto più vicino dove arrivare in aereo per raggiungere Berenice: da qui infatti ci aspettano le ultime 2 ore di viaggio in bus per raggiungere la meta.

È alle 17 circa che vediamo comparire davanti a noi il nostro resort: evviva, siamo arrivati! Appena scesi ci fanno fare immediatamente il check-in e ci accompagnano nelle stanze. Le camere sono piuttosto grandi e arredate in stile classico, tutte con aria condizionata, tv, cassaforte, minifrigo, bagni privati e veranda o balcone.

Una volta appoggiati i bagagli, indossiamo immediatamente il costume e, dopo un breve aperitivo, il tempo di far scendere l’imbrunire, ci buttiamo a mare e facciamo il primo bagnetto in notturna (ovviamente con le torce subacquee, se no non si sarebbe visto nulla e sarebbe potuto diventare anche pericoloso). Battezziamo così l’inizio della nostra tanto meritata vacanza.

Dopo una doccia veloce, mossi anche da una certa fame, ci rechiamo al ristorante per cenare. Questo è posizionato sulla spiaggia in un punto panoramico, offrendo posti sia all’aperto che al chiuso; il servizio è a buffet con cucina di tipo internazionale. Ovviamente non è eccelsa, ma bisogna anche capire cosa mangiare: diciamo che per un buon piatto di pasta l’Egitto non è il luogo giusto, loro hanno altre specialità; insomma, luogo che vai, tradizioni che trovi.

Una volta rifocillati, facciamo due passi e diamo uno sguardo generale all’intera struttura, organizzata piuttosto bene. Le camere formano una sorta di otto e al centro troviamo le piscine: la principale con tanto di bar annesso e poi altre due, di cui una per bimbi.

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Le immersioni

Il diving si trova in linea d’aria di fronte al ristorante, ma dalla parte opposta ed è proprio lì che ci rechiamo il giorno seguente. I ragazzi sono molto gentili e disponibili. Una volta svolte tutte le parti burocratiche e esserci presi l’attrezzatura necessaria, con un transfer di soli 5 minuti arriviamo al porto, dove c’è la barca che nei giorni seguenti ci avrebbe portato nei vari siti di immersione.

I tuffi sono abbastanza semplici: un attimo di occhio solo in caso di corrente, la visibilità è molto buona, il reef coloratissimo e le specie di pesci al quanto varie.

Uno tra i ricordi più divertenti è stato vedere uno di noi, che non si era mai immerso in un mare tropicale, con che gioia e curiosità usciva dall’acqua, chiedendo che cosa fosse uno piuttosto che l’altro e rinominando quasi tutti i pesci a suo modo. La scena più bella è stata forse questa: immaginate di risalire dopo un’ora di immersione, e aver visto un sacco di coralli, gorgonie, pesci pappagallo, delfini, trigoni… e il nostro amico che esclama: «Wow che bello raga! Ma cos’era quel, quel…. quel pesce faccione!?». Siamo scoppiati tutti a ridere, capendo che si riferiva al pesce scatola!

Ed è così che passiamo la nostra settimana, tra tuffi, bolle e risate, ma come sempre quando ci si diverte il tempo vola.

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Vita da deserto

Arriva l’ultimo giorno, e non potendoci immergere, decidiamo di fare l’escursione nel deserto in quad. Partiamo nel primo pomeriggio dall’albergo e andiamo alla volta delle dune del deserto.

Facciamo dapprima un giro di circa un’ora, con una sosta in una tenda beduina dove ci viene offerte il tè e il caffè berbero. Dopo circa mezz’ora, rimontiamo in sella, alla ricerca di un posto panoramico da dove poter ammirare il tramonto, davvero bello e suggestivo.

Una volta rientrati, ci rechiamo al ristorante per consumare il pasto. Ormai siamo davvero agli sgoccioli: non ci resta altro che andare al bar a berci un buon karkadè (bevanda simbolo della vacanza), per poi finire di preparare le valigie e andare a dormire.

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Il mattino seguente, un po’ a malincuore, lasciamo la struttura e riprendiamo la strada di casa: la vacanza è giunta davvero al termine. Ognuno di noi aveva un atteggiamento diverso, anche se un po’ di tristezza traspariva da tutti.

È stata una vacanza toccasana, in cui abbiamo riso, scherzato, ci siamo rilassati e siamo rientrati pronti a riprendere la quotidianità, con le pile cariche. Una meta che consiglio a chi come noi ama il mondo subacqueo o a chi ha bisogno di assoluto relax, visitando una parte di Egitto ancora desertico, nel senso stretto del termine.