Quando si arriva in un paese straniero spesso è complicato interpretare un menù, anche se si conosce la lingua, e si rischia di perdersi le prelibatezze perché non si capisce che cosa contengano i vari piatti. Ecco allora qualche piatto “illustrato” della cucina francese.
Se per esempio, con il classico dizionario tascabile alla mano, si cerca gésiers, si scoprirà che il significato è “ventrigli” (di anatra, nello specifico) e si passerà schifati al piatto successivo. E sarà un errore, perché sono ottimi! Hanno lo stesso gusto della carne di anatra, ma hanno una consistenza più soda e compatta.
Spesso fanno parte della salade périgourdine, insieme ai lardons (pancetta a dadini fritta) e al magret de canard séché (petto d’anatra essiccato) mescolati con insalata verde. Questa insalata è tipica del Périgord, una zona molto bella nel Sud-Ovest della Francia, caratterizzata da paesi medievali conservati in maniera impeccabile (uno su tutti, Sarlat-la-Caneda).
Un’altra insalata notevole è la chèvre chaud, in cui un gustoso formaggio di capra è servito caldo su crostini di pane. Gli altri ingredienti sono poi gli stessi della salade périgourdine.
Chi ama l’anatra non può non assaggiare il magret de canard, cioè il petto cotto intero con la pelle e inciso tipo tagliata.
C’è poi il confit de canard, che è la coscia d’anatra conservata nel suo grasso. Si trova anche al supermercato, in grosse latte contenenti quattro o cinque cosce: basta scolarle dal grasso e farle scaldare in forno per qualche minuto. I più golosi possono cuocere in un po’ del grasso delle patate novelle con la buccia.
In Alta Savoia è tipica la tartiflette, a base di patate, cipolle, pancetta e reblochon, un formaggio della zona. Certamente non è un piatto light, ma vale davvero la pena assaggiarlo. E se andrete in Francia in macchina passando dal Moncenisio, potrete già gustarlo lì, in uno dei ristoranti panoramici con vista sul lago.
Per gli amanti del paté, la Francia offre infinite varianti, a partire dal classico foie gras di anatra o di oca, in genere servito con crostini e composte di frutta.
Il “fegato grasso” si può anche gustare fresco in versione poêlé (in padella).
Un gusto più delicato è invece quello del coq au vin, gallo stufato nel vino che risulta morbido e saporito.
Ma il cibo più raffinato si trova sulla costa atlantica, dove è possibile mangiare ottime ostriche (huîtres), granchi e frutti di mare.
Molto diffuso è l’abbinamento cozze e patatine (moules-frites), “importato” dal Belgio. Le cozze possono essere cucinate al pomodoro, all’aglio, allo zafferano, al formaggio e in svariati altri modi.
Per quanto riguarda i dolci, il più classico è forse la tarte tatin, una torta di mele “rovesciata” (le mele stanno sul fondo durante la cottura, poi il tutto viene capovolto su un piatto), servita con gelato o crema alla vaniglia.
Il fondant au chocolat è invece un tortino al cioccolato con un cuore di cioccolato caldo fuso (attenti alle ustioni!).
A merenda, è d’obbligo entrare in una pasticceria e comprarsi una fetta di tarte aux framboises, la crostata con crema pasticcera e lamponi.
Riguardo invece all’île flottante (“isola galleggiante”), credo sia commestibile più che altro per i francesi: è preparata con un impasto di albume d’uovo e zucchero sbollentato in acqua (in pratica, una meringa quasi cruda), messo a galleggiare in una crema inglese molto liquida.
Se vi capita che il menù offra una serie di dolci talmente appetitosi da rendere troppo ardua la scelta, allora potete ordinare un café gourmand: in un unico piatto, attorno alla tazzina di caffè, sono disposti quattro o cinque assaggi di dolci diversi (tra cui quasi certamente un macaron, che assomiglia a un bacio di dama formato da due meringhe colorate). Se non vi piace il caffè o comunque non ne volete bere, potrete scegliere un thé gourmand.
Potrei ancora citare la quiche lorraine (una torta salata), le lumache (escargots), formaggi di ogni tipo e molto altro, ma lascio a ciascuno il piacere della scoperta!