Cracovia non è una di quelle città che ti immagini prima di partire; solo camminando tra le sue vie capisci quanto sia viva, stratificata e piena di sorprese. Ci sono cose che ho scoperto sul posto e che, se avessi saputo prima, mi avrebbero convinta a cambiare i miei piani. Per esempio? Che tre giorni non bastano per avvicinarsi davvero a Cracovia. E che il classico tour “Auschwitz + miniere di sale” è sì importante e interessante, ma rischia di togliere spazio a una città che da sola merita un week-end pieno.
Auschwitz, in base a stagione e disponibilità di tempo
La visita ad Auschwitz-Birkenau è davvero toccante. Richiede almeno una mezza giornata, perché serve un’ora e mezza per raggiungere la destinazione (Oświęcim) da Cracovia, e la soluzione con guida è l’unica possibile (ma ha davvero il suo perché). I tour proposti nella stagione calda tendono a prevede partenze di prima mattina, con rientro in città per le 13. Oltre al tempo di trasferimento è buona cosa considerare anche il clima: per non soffrire il caldo, meglio scegliere una stagione primaverile o autunnale; mentre l’inverno è consigliato a chi ha bisogno di vero discomfort per empatizzare con la Storia.

Le miniere di sale
Le miniere di Wieliczka sono affascinanti, con le loro sculture sotterranee, la cappella scolpita nel sale e le storie dei minatori. Anche in questo caso non ci sono alternative alla visita con guida, e se c’è molta folla i ritmi possono essere serrati. La distanza dalla città è ridotta: un comodo treno collega in venti minuti il centro di Cracovia con il capolinea delle miniere. Ma il tour dura un minimo di due ore e può arrivare sino alle tre quindi, nel complesso, si tratta di mettere in conto un’altra mezza giornata fuori città.
Il centro storico di Cracovia è solo l’inizio
Cracovia è una città da vivere a piedi. Il centro storico è pianeggiante e in buona parte area pedonale. La piazza del Mercato, Rynek Główny, con lo scalpitio dei cavalli che tirano le carrozze per i turisti ha un fascino particolare soprattutto nelle luci della sera. La collina del castello di Wawel, poco distante, merita una passeggiata, anche senza necessità di accedere alle aree museali: il cortile del Castello, con il suo bianco candido ha un effetto calmante.

Rinunciare ai murales e ai dehors del quartiere ebraico di Kazimierz non è proprio ammissibile, come a un piatto di pierogi (ravioli ripieni) o all’assaggio della zuppa servita nel pane (zurek). E si devono quanto meno costeggiare le sinagoghe e fermarsi a plac Nowy per assaggiare la zapiekanka, la cosiddetta “pizza polacca”: una mezza baguette, gratinata al forno, con formaggio, funghi e le varianti più improbabili. A quel punto raggiungere il ghetto, con le simboliche sedie vuote della piazza degli Eroi del Ghetto e la Farmacia, è questione di un quarto d’ora di cammino.
La Cracovia che non ho visto, ma che vorrei scoprire
Non ho avuto il tempo materiale per raggiungere la fabbrica di Schindler, oggi museo, e provare a raggiungere la cava che è stata il set del film Schindler’s List. Allo stesso modo avrei voluto partecipare a un tour a bordo di una vecchia Trabant nel quartiere comunista di Nowa Huta, il volto del sogno socialista, accompagnata dalle Crazy Guides. E, credo, mi sarei regalata un aperitivo al tramonto sulla Vistola.

Vai, ma vai con calma
Cracovia non è solo un’escursione tra due attrazioni note. È una città che richiede un ritmo lento, composto e accogliente: palazzi, strade e piccoli giardini raccontano storie sottovoce che puoi sentire solo se ti fermi ad ascoltarle. Quello che avrei voluto sapere prima? Che il modo migliore per visitarla non è spuntare tappe, ma lasciarsi andare, camminare senza meta, assaggiare, osservare, sedersi e guardare il fiume scorrere.
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