Dicevo “A settembre vado a Marrakech” e chi c’era già stato mi metteva in allerta: attenta ai commercianti dei suq, ai motorini e ai carretti con gli asini; non è un posto per te, fa caldo e c’è troppa folla. Aggiungevo “Vedrò anche Essaouira e il deserto di Agafay”, ma a quel punto pochi commenti, i miei interlocutori restavano concentrati sulla preoccupazione per la mia incolumità, e così io sono partita un po’ prevenuta.

Marrakech

Marrakech a metà settembre, dopo le prime piogge sulla catena dell’Atlante, è stata calda di giorno (35 °C) e più mite di sera (20-25 °C). La folla compariva insieme all’apertura dei negozi, dalle 9:30 in poi, e cresceva man mano che mi avvicinano alla piazza Jemaa El-Fna e ai suq; i quartieri più moderni, invece, che stanno fuori dalla medina, mi hanno offerto un traffico urbano più indisciplinato che denso.

La piazza Jemaa El-Fna è la più grande e la più popolata d'Africa.

Photo by Laura Antoniolli

 

Insieme alla folla, nella medina arrivano i motorini e i carretti con gli asini, e sono sempre loro ad avere la precedenza, anche se i mezzi motorizzati non dovrebbero essere lì e gli asini non trottano né galoppano. Camminando in gruppo, o perdi qualcuno oppure passi il tempo a contare i presenti e a cercare di distinguere i ritardatari nella folla. Da soli invece ci si può concentrare su merci, negozi e mercanti: sovrabbondanti le prime, di metrature comprese tra il loculo e la moderna boutique i secondi, specie mitica i terzi.

I commercianti di Marrakech vogliono farti comprare i loro prodotti e ciascuno usa una strategia personale: stare seduti e fingersi indifferenti fino a che non ti soffermi a guardare la loro merce, stare in piedi e indovinare la tua provenienza citando paesi e città per prenderti all’amo; lasciarti chiedere il prezzo per poi contrattare un poco oppure indicare un oggetto e chiederti quanto lo vorresti pagare. Mi aspettavo invadenza e ho trovato commercianti intraprendenti ma misurati. Chi vive qui da tempo dice che è stato il Covid a cambiare le cose, ad allentare la pressione.

Gli alberi di capre si incontrano sulla strada che collega Essaouira a Marrakech

Photo by Laura Antoniolli

 

Essaouira

Il passaggio da Marrakech a Essaouira non è affatto brusco, le quattro ore di strada che le separano consentono soste per conoscere la produzione dell’olio di argan, utilizzato sia in cucina sia per la cosmesi, e assistere allo spettacolo degli alberi delle capre, risultato dello spirito commerciale locale. Le capre si cibano dei frutti degli alberi di argan e per questo motivo si arrampicano sui rami della pianta; i pastori locali, notando che i turisti si fermavano a fotografarle, hanno allestito alcuni alberi con piccole piattaforme in legno dove collocano svariati esemplari del proprio gregge per attirare i turisti: la mancia è gradita.

Città costiera, Essaouira offre onde ai surfisti e pesce alle imbarcazioni blu locali. Dopo la rossastra Marrakech si cambia atmosfera: più piccola, meno affollata, più aperta; il centro storico è un mosaico di casette bianche con gli infissi blu racchiuse da mura di pietra. Una giornata qui funziona come l’aria di mare dopo l’inverno nello smog cittadino, ti apre il respiro, ti rilassa e scioglie le tensioni.

Essaouira è una cittadina di mare, che offre pesce ai pescatori e onde ai surfisti.

Photo by Laura Antoniolli

 

La rilassatezza si respira anche nello Yellow Workshop, il negozio del liutaio Aziz, che si trova a fianco della scuola francese. Aziz realizza i cuembri, le chitarre per la tradizionale musica gnawa, in misure diverse. Tra gli strumenti musicali pendono oggetti in legno: lui costruisce renne, volpi e campane a vento e la moglie danese le colora. Una tavola da surf bianca mi guardava sbilenca da sopra il mobile degli utensili da lavoro.

Partita prevenuta verso Marrakech e, per cautela, verso il Marocco intero, mi sono ritrovata curiosa di tutto ciò che in cinque soli giorni di soggiorno ho dovuto escludere dai programmi per mera sopravvivenza. Non solo i musei che ho trascurato a Marrakech, ma anche un pomeriggio in spiaggia a Essaouira, le città imperiali, il Sahara…  Perché il deserto di Agafay è roccioso e si vedono i campi tendati dei dintorni, quindi come esperienza desertica vale solo a metà!