Le nostre consulenti dei Viaggi al femminile hanno lanciato, durante il lockdown da emergenza COVID-19, una sfida di scrittura di viaggio alle viaggiatrici italiane: da 350 a 600 parole per raccontare le avventure vissute a casa o quelle dell’ultimo viaggio. “In palio” la pubblicazione dei tre testi più emozionanti nel blog di Racconti di Viaggio.

Di seguito il testo di Marinella Vacchina, il primo/secondo posto (per pari merito con Giulia Suman); al termine il link al testo di Giulia e a quello che si è aggiudicato il terzo posto.

 

Aprii gli occhi.
L’unico vero regalo che la vita,
ogni giorno, mi offriva era lì davanti a me.
Il Mare , il Cielo.
A perdita d’occhio.
Con quella luce uguale a nessun’altra
Che nasceva dall’uno e dall’altro.

Jean-Claude Izzo, Solea

 

 

Oggi gli occhi invece li chiudo.

Sì, voglio rivedere i mari che hanno bagnato la mia pelle, che hanno colorato i miei occhi di blu, di verde, di azzurro, di bianco.

Il sole mi ha svegliato con una luce e con un tepore primaverile che mi hanno messo di buon umore, e mi viene un desiderio irrefrenabile di mare…

Vado in bagno e inizio a riempire la vasca. Ma quanto tempo è che non mi regalo un bagno rilassante, con calma, senza dovermi preoccupare di guardare l’orologio? La doccia ti fa dimenticare questa piacevolezza. Oggi però è un giorno speciale, ho voglia di mare.

Sorrido e mi guardo intorno: le conchiglie raccolte durante i miei viaggi sono un po’ dappertutto in bagno, le prendo in mano e le scelgo con cura. Mi dico: una per ogni spiaggia… e le poso sul fondo della vasca.

Bagno aromatico all’olio essenziale di lentisco, estratto dalle piante tipiche della Sardegna. Sì, è quello giusto: dono prezioso di un’amica cara di quella terra magica che, ogni volta in cui ritorno, mi regala emozioni profonde, uniche.

Sono pronta a immergermi in quest’acqua calda, profumata, pronta ad accogliere le immagini di quei mari che mi hanno riempito di magnifica bellezza.

Chiudo gli occhi e raccolgo la prima conchiglia: è di Watamu, piccola località del Kenya. Il giorno più bello è stato quando, seduta sulla spiaggia in attesa dell’alta marea, è arrivata una bimba che mi si è accovacciata vicino. Parlava solo swahili. È così che è successo: l’ho presa per mano e abbiamo giocato tutto il pomeriggio a fare capriole nell’acqua. Non servivano le parole… è bastato ridere, giocare insieme per regalarci una giornata di gioia e complicità.

Continuo a giocare con le mie conchiglie: è un pezzo di carapace di una tartaruga trovata sulla spiaggia di Baracoa, nel Sud dell’isola di Cuba. Baracoa, “luogo dell’acqua”, ricca di fiumi, di foreste di mango e banane. Una vacanza di musica e “canchanchara”, bevanda a base di rum, miele e limone che subito ti taglia le gambe ma poi ti fa ballare la salsa da dio.

Una pietra levigata, bianca sfiora le mie mani: è della spiaggia di Mari Pintau, “mare dipinto”, mille sfumature di azzurro smeraldo. Mi ci ha portata Pie’, la mia cara amica sarda, in una giornata di giugno di qualche anno fa.

Ed è lì che, con del semplice pane carasau bagnato nel mare e un pezzo di pecorino, abbiamo celebrato e condiviso la nostra amicizia, con infinita gratitudine per la bellezza che ci circondava, quadro della natura stessa.

Il lentisco della vasca mi riempie le narici, faccio un respiro profondo e apro gli occhi.

Guardo la pietra bianca e sorrido, perché so che è lì che voglio tornare, nel mio “mare dipinto”, che con la sua straordinaria bellezza accarezza quella Terra Antica, Terra di Pietra e di Vento, Madre Terra.

 

QUI trovi il testo di Giulia Suman e QUI quello della terza classificata, Jessica Landoni.