A volte, quando non puoi partire, ti accontenti di fare da taxi per l’aeroporto. Il 25 aprile qualcuno è in partenza per Lisbona e tu reclami l’ultimo numero di «The passenger» che parla del Portogallo. Dato che chi parte avrà una guida locale, tu vuoi almeno poter leggere di un luogo lontano: “Il 25 aprile 1974 le forze armate portoghesi rovesciarono il regime fondato da Salazar nel 1933; il golpe incontrò una grande adesione popolare ed è ricordato come la Rivoluzione dei garofani”. Il 25 aprile è di buon auspicio. E sarebbe interessante capire come i portoghesi festeggino la loro Liberazione.

Ma è il 25 aprile anche in Italia e non hai mai visitato nessuno dei 10 spazi della Resistenza suggeriti dal Touring Club Italiano. La Casa della Memoria di Milano, per esempio, si trova sulla tua strada, dato che hai fatto da taxi fino a Malpensa e, tornando verso casa, incroci il viale (Certosa) che conduce proprio là. Non puoi sottrarti, soprattutto adesso che la Liberazione si è tramutata in esperienza internazionale.

Milano, con la sua abitudine a essere formicaio su ruote con i clacson facili, il 25 aprile ha strade deserte. Trovi parcheggio a costo zero vicino a piazza Gae Aulenti, alle spalle del parco della Biblioteca degli alberi e della coppia di grattacieli verdeggianti del Bosco verticale.

La Casa della Memoria

Milano, con la sua abitudine a essere formicaio su ruote con i clacson facili, il 25 aprile ha strade deserte. Trovi parcheggio a costo zero vicino a piazza Gae Aulenti, alle spalle del parco della Biblioteca degli alberi e della coppia di grattacieli verdeggianti del Bosco verticale. Ci sono saracinesche di locali chiusi abbellite da graffiti colorati, gli ingressi di alcuni palazzi affrontano con ironia la questione spinosa dell’accoglienza sfoggiando fioriere di piante grasse.

La Casa della Memoria non se la fila quasi nessuno. Un cubo rivestito di tessere in gradazioni di marrone che ricompongono a puzzle immagini storiche e ritratti. Il torcicollo e le fotografie per contemplare la favola verticale del Bosco risultano molto più attraenti degli ingressi con la scritta rossa LA CASA DELLA MEMORIA. Alcuni si chiedono che cosa sia quella forma tozza e un po’ asfissiante piazzata tra palazzoni e grattacieli, ma non si arrischiano a entrare.

Alcuni si chiedono che cosa sia quella forma tozza e un po’ asfissiante piazzata tra palazzoni e grattacieli, ma non si arrischiano ad entrare nella Casa della memoria.

Gli eroi sono tutti giovani e belli è il titolo di una mostra in 11 pannelli che sintetizza la storia d’Italia dal post Grande Guerra alle elezioni del 1946. In occasione del 25 aprile la Casa ospita la proiezione di documentari sul tema e bisogna leggere i pannelli in penombra. In pochi leggono, molti saltano da un pannello all’altro, alcuni si soffermano sulle immagini; i bambini scattano fotografie per dichiarate necessità scolastiche. La mostra è come la Casa: un contenitore, un monumento alla memoria. Sono i dettagli biografici dei giovani della Resistenza a emozionare di più, mentre la forma didascalica della mostra dà informazioni ma non sazia la curiosità di sentire quel pezzo di Storia. Il sentire ce lo devi mettere tu. E forse è proprio a questo che servono i monumenti, a lanciare segnali, come le frasi al neon nella grande sala che occupa il piano terra: “considerate se questo è un uomo”, “l’odore della paura”…

Sciesopoli

Selvino dista una trentina di chilometri dal centro di Bergamo, gli ultimi dieci sono una strada a tornanti, apprezzatissima da motociclisti e ciclisti. Ogni curva a gomito è dedicata a un diverso personaggio del ciclismo bergamasco, un cartello celebra Selvino come tappa del Giro d’Italia 2017 e il 5 maggio passerà di qui la Gran Fondo Internazionale Felice Gimondi Bianchi, gara internazionale per cicloamatori arrivata alla 23a edizione. Selvino è località di villeggiatura: fuori stagione, anche se il centro del paese è vivo di pedoni, molte case hanno persiane chiuse e tapparelle abbassate. Tu arrivi qui sulle tracce della Storia: se per sentire la Liberazione i monumenti sono l’innesco, allora perché non aggiungere Sciesopoli agli spazi della Resistenza?

Se per sentire la Liberazione i monumenti sono l’innesco, allora perché non aggiungere Sciesopoli agli spazi della Resistenza?

La struttura è decadente, circondata da villette moderne e curate. Inaugurata nel giugno del 1933, nacque come colonia montana per i giovani fascisti. Dormitori, refettori, piscina, cinema, infermeria, un parco e cortili per le adunate. Ma dal 1945 Sciesopoli ospitò 800 ragazzi ebrei rimasti orfani e sopravvissuti alla Shoah, nascosti dai partigiani o liberati dai lager. Nel 1948 vennero poi imbarcati su navi clandestine in direzione dello Stato d’Israele.

Alcune persone deviano il loro percorso dalla zona pedonale di Selvino per passare a vedere il rudere, incuriosite dalle voci e dalle storie. Tra il 2015 e il 2018 i giornali locali parlarono di Sciesopoli e dei 15 “bambini” ancora in vita arrivati per celebrare la loro rinascita. Ci furono eventi, mostre. Ma la struttura non è stata recuperata, e nel 2019 sono in corso i lavori per la messa in sicurezza della copertura. Si passa di qui desiderosi di conoscere la verità cui accennano le parole di commemorazione, inseguendo le fantasie che la mente di narratori fa immaginare.

Sciesopoli si contempla solo dal cancello d’ingresso, la vegetazione cresce incolta e i grandi alberi la nascondono.

Sciesopoli si contempla solo dal cancello d’ingresso, la vegetazione cresce incolta e i grandi alberi la nascondono. Se anche provi a camminare lungo la recinzione, cambiano gli scorci ma non riesci ad avvicinarti. Non sai che cosa cerchi, segui solo un richiamo. Fermi lo sguardo sulle finestre aperte in attesa che un bambino si affacci a salutare e ti racconti la sua storia.