Esiste un Quadrilatero delle Bermuda friulano tra Venezia, Belluno, lago di Bleg e Trieste, che inghiotte miseramente le proposte di viaggio tra Udine e la sua provincia. E, come per il Triangolo originario, il fatto sfugge in modo inspiegabile alla nostra comprensione, perché non c’è ragione per non passare almeno una volta nella vita a Spilimbergo e Villa Manin, per farsi venir voglia di rinascere e diventare mosaicisti, oppure per camminare nel parco all’inglese rimpiangendo di non aver pensato di prepararsi un cesto da picnic.

Spilimbergo

D’estate a Spilimbergo il sole picchia forte, e il lunedì mattina l’ufficio informazioni turistiche, protetto dal porticato del palazzo della Loggia, è chiuso, quindi i chiari di carnagione devono portare la crema ed è meglio aspettare il martedì per una visita.

Photo by Laura Antoniolli

 

Da Udine ci si sposta verso est e si attraversano campi di girasoli. Impossibile non fermarsi per uno scatto instagrammabile e per il desiderio di verificare se è proprio vero che i girasoli inseguono il sole. Attenzione solo ai trattori e alle auto, ché qui non si coltiva per attrarre turismo ma perché così è la vita, quindi niente piazzole di sosta per mettervi a vostro agio, solo deviazioni per i campi al servizio dei proprietari.

Bello il castello, bello il palazzo del Comune di cui si può visitare anche il piccolo giardino botanico, ma la ragione per la quale tutti dovrebbero andare almeno una volta nella vita a Spilimbergo è la Scuola per mosaicisti.

Photo by Laura Antoniolli

 

D’estate a Spilimbergo il sole picchia forte, e il lunedì mattina l’ufficio informazioni turistiche, protetto dal porticato del palazzo della Loggia, è chiuso, quindi i chiari di carnagione devono portare la crema ed è meglio aspettare il martedì per una visita. La piazza del Duomo, tra le case che non superano i tre piani, sembra quasi una spianata ed è lo scenario perfetto per il festival internazionale della musica folk (Folkest) e la rievocazione storica di agosto. Spilimbergo è minuta ma ricca di eventi, anche enogastronomici.

La Scuola per mosaicisti di Spilimbergo ospita ritratti di personaggi noti, riproduzioni di opere pittoriche, installazioni ironiche che giocano con pietre, legno e conchiglie. Altro che santi con l’aureola dorata in antiche chiese.

Photo by Laura Antoniolli

 

Bello il castello, bello il palazzo del Comune di cui si può visitare anche il piccolo giardino botanico, ma la ragione per la quale tutti dovrebbero andare almeno una volta nella vita a Spilimbergo è la Scuola per mosaicisti. La si trova anche su Google Maps e non si paga il biglietto d’ingresso, anche se un’offerta è apprezzata. Il giardino esterno, l’ampio cortile e i tutti i corridoi della Scuola fanno da spazi espositivi delle opere degli studenti che convergono a Spilimbergo da 22 stati e, dopo gli studi, si disperdono nuovamente in giro per il mondo. Ritratti di personaggi noti, riproduzioni di opere pittoriche, installazioni ironiche che giocano con pietre, legno e conchiglie. Altro che santi con l’aureola dorata in antiche chiese. C’è anche uno shop per tutti coloro che proprio non se la sentono di uscire dalla Scuola senza portarne un pezzettino con sé.

Villa Manin

Sempre fruibile è il “giardinetto” all’inglese sul retro di Villa Manin, che ospita statue, filari di piante, un tasso di dimensioni tali da renderlo monumento naturale, due laghetti, un aranceto e un prato sterminato.

Photo by Laura Antoniolli

 

In mezz’ora di auto in direzione sud si raggiunge Codroipo, che il martedì è la città del mercato: nonne con nipoti da presentare alle amiche, mamme con figli in vacanza da intrattenere. La questione del mercato qui viene presa seriamente, con le vie del centro chiuse al traffico per lasciare spazio a serpentoni di bancarelle. Chi non vuole unirsi alla festa si parcheggia in piazza ai tavoli del bar, dove l’età media si aggira sui settanta. Si può fare una sosta caffè, ma poi si prosegue lungo la SP 65, detta l’Ungarica, e ci si ferma quando la strada fa una serie di curve e poi ti fa allunare nella piazza Manin: da un lato della strada la Villa, dall’altro un’esedra (che non è un animale mitologico, ma un ambiente scoperto delimitato da due porticati a pianta semicircolare).

Da Codroipo si prosegue lungo la SP 65, detta l’Ungarica, e ci si ferma quando la strada fa una serie di curve e poi ti fa allunare nella piazza Manin.

Photo by Laura Antoniolli

 

Chi non riesce a rinunciare alle pittoriche foto di rito, verifichi che siano terminate le opere di restauro della Villa, altrimenti partite e godetevi la sala delle carrozze, dove le rondini a volte fanno il nido e si alternano con voi nell’entrata e uscita dalla porta principale. Sempre fruibile è il “giardinetto” all’inglese sul retro della villa, che ospita statue, filari di piante, un tasso di dimensioni tali da renderlo monumento naturale, due laghetti, un aranceto e un prato sterminato.

Il sito ufficiale di Villa Manin specifica che il parco non è attrezzato per i picnic, ma ci sono panchine, ampie zone d’ombra e cestini per i rifiuti, quindi si può pensare di sostare in attesa che le Frecce Tricolori.

Photo by Laura Antoniolli

 

Il sito ufficiale specifica che il parco non è attrezzato per i picnic, ma ci sono panchine, ampie zone d’ombra e cestini per i rifiuti, quindi si può pensare di sostare in attesa che le Frecce Tricolori facciano la loro uscita giornaliera di allenamento dalla vicina base di Rivolto, che su prenotazione è visitabile. E questo è uno dei motivi per cui tornerete nel Quadrilatero delle Bermuda friulano, magari deviando di ritorno dalla Slovenia o da Trieste.