La prima volta ad Amsterdam, un ritorno in Islanda: le prime ipotesi di viaggio 2020. Dopo un mese di trasferte tra sala e cucina, con pause all’aperto del balcone, mi ero ridimensionata: Asiago in estate e Ferrara in autunno. Ma siamo qui, a metà ottobre, e il montare della seconda ondata dell’epidemia rende incerti e quasi sconvenienti gli spostamenti non necessari. Sono felice che il mondo accessibile si contragga di nuovo? Non proprio, ma non posso negare che le prospettive che si accorciano diano nuova profondità ai paesaggi prossimi. Persino l’autostrada A4 riesce ad assume volti inaspettati.

Mi sto spostando per questioni di lavoro, e anche una città come Torino perde la sua densità di destinazione di viaggio quando si hanno libere solo le prime e le ultime ore del giorno. Quindi succhio tutto il midollo del tragitto con la speranza che in questo 2020, in cui la sedentarietà ha assunto il volto di un scelta etica, anche due ore di viaggio sul tratto Milano-Torino dell’autostrada A4 bastino ad alleviare la nostalgia dei lunghi viaggi.

La cimice verde pare che arrivi dall'Etiopia e mi chiedo se il mio passeggero abusivo abbia mai visto il deserto della Dankalia.

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Dopo l’affollamento del tratto Bergamo-Milano, compare il vuoto della pianura: qualche albero isolato, rettangoli di terreni agricoli, le Alpi in lontananza. Penso all’America Latina, forse perché sono tanto ignorante in fatto di montagne che un profilo dentellato vale l’altro. Alpi, cordigliera delle Ande, catena himalayana, sempre di catene montuose si parla, quindi perché non credere che quel bianco che splende in lontananza non sia un luogo ancor più lontano? O forse perché, contando solo sull’immaginazione, ai luoghi che non hai mai visitato puoi fare assumere la forma che desideri.

Con il traffico incastrato a Milano tra i grattacieli all’altezza di viale Certosa, da Novara in poi l’unica costante nel mio specchietto laterale è una cimice verde. Nezara viridula è il nome scientifico, aspro come l’odore che emana se la tocchi anche solo per sbaglio. Pare che arrivi dall’Etiopia e mi chiedo se il mio passeggero abusivo abbia mai visto il deserto della Dankalia, il parco nazionale dei Monti Simien o le chiese scavate nella roccia di Lalibela. Non lo saprò mai, perché la perdo di vista mentre rallento per parcheggiare e godermi una pausa caffè, e quando apro la portiera lei non c’è più.

Cerco nuove ispirazione alla radio e alla frequenza 97.4 casco in Cina: China FM è tutta in cinese, che parli lo speaker o passino canzoni non c'è traccia di alcuna erre.

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Cerco nuova ispirazione alla radio, e alla frequenza 97.4 casco in Cina: China FM è tutta in cinese, che parli lo speaker o passino canzoni non c’è traccia di alcuna erre. Provo a concentrarmi per cercare di capire dove finisca una parola e inizi la successiva, ma senza erre si scivola senza trovare mai un appiglio, una rugosità. Sento un principio di mal di mare, come governassi una giunca dalle vele rosse al largo di Hong Kong. Un brusio inizia a disturbare China FM proprio nel momento in cui inizio a chiedermi come starebbe questa Pianura Padana punteggiata di cappelli conici di bambù.

Il viaggio intorno al mondo si ferma quando leggo “Torino- Frejus” all’altezza di Santhià e mi rassegno al fatto che questo 2020 è l’anno del viaggio su gomma.