Cercare nuovi viaggi non è solo questione di individuare nuove mete, a volte si tratta di cambiare prospettiva, mezzo e passo. L’attenzione alle modalità di viaggio al di là della destinazione è cresciuta, vuoi come risposta individuale a problemi globali quali la crisi climatica, scelta dettata dal bisogno di riconnessione con se stessi, oppure ripensamento strategico per continuare a viaggiare in epoca di maggiori restrizioni. Mentre si parla di viaggi slow, local e sostenibili, in molti si mettono in cammino, ma c’è chi inizia a chiedersi come sarebbe un viaggio in kayak.

Dalla testimonianza alla prima prova

Nella collana Piccola filosofia di viaggio dell’editore Ediciclo c’è un libricino scritto da Emilio Rigatti, noto cicloviaggiatore. Nelle pagine di La leggerezza del kayak racconta però la sua esperienza di viaggio senza ruote, con il kayak appunto: l’’evoluzione dalle discese fluviali alla navigazione in mare, le uscite in ogni stagione, gli incontri, le questioni pratiche. Per chi ha sempre subito il fascino del mondo acquatico, l’idea che stringere l’elastico del paraspruzzi intorno al pozzetto sia la formula magica per trasformarsi in mollusco galleggiante, umano corpo molle nella conchiglia rigida che è il kayak, suscita il desiderio irresistibile di provare la mutazione.

Prima di partire per un viaggio in kayak è buona cosa fare una prova e prepararsi, meglio se partecipando a dei corsi che rilascino la certificazione Pagaia Azzurra.

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Prima di mettersi in viaggio sull’onda dell’entusiasmo, e rischiare di finire a bagno senza nemmeno riuscire a riconquistare la riva, conviene partire da una prova di mutazione in mollusco galleggiante: bisogna sentirsi a proprio agio in quella nuova forma, capire com’è che ci si muove e imparare a conoscere le regole di questo nuovo mondo anfibio. Si può partecipare a un’uscita di gruppo su un lago, ma io consiglio di prenotare una lezione con un istruttore, perché si riesce da subito a farsi un’idea più precisa di che cosa significhi pagaiare con consapevolezza. Se, dopo la prova, il desiderio irresistibile della mutazione non ci abbandona, allora si può proseguire a fare esperienza, magari seguendo un corso che consenta di ottenere la certificazione Pagaia Azzurra.

Un viaggio in kayak, ma in sicurezza

Esiste un sistema di certificazione delle competenze di pagaiata, la certificazione nazionale Pagaia Azzurra. È equivalente al sistema in uso in Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Inghilterra, Irlanda, Norvegia, Slovenia e Svezia. Si tratta di una certificazione in più livelli che consente di dimostrare la propria preparazione e di avere accesso a servizi di noleggio delle attrezzature che, altrimenti, non si ha garanzia di poter sfruttare. Si parte sicuri e, in caso di viaggi all’estero, si può anche partire più leggeri.

Difficile pensare di partecipare a un unico viaggio in kayak nella propria vita: solo la combinazione tra i tempi di preparazione e il costo delle attrezzature minime rende il viaggio in kayak più una filosofia che un'esperienza da una volta e via.

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Una filosofia di viaggio

Difficile pensare di partecipare a un unico viaggio in kayak nella propria vita: solo la combinazione tra i tempi di preparazione e il costo delle attrezzature minime rende il viaggio in kayak più una filosofia che un’esperienza one shot. E, per quanto la tecnologia fornisca strumenti utili alla vita del mollusco galleggiante, l’essenza di questa filosofia è tutto fuorché moderna: si sa quando si parte ma non si hanno garanzie sui tempi di arrivo, si fanno soste frequenti per recuperare i viveri con possibilità di incontri in ogni “porto”, si viaggia alla velocità massima consentita dalle proprie braccia e dal vento e si può contemplare ogni goccia d’acqua che ci sostiene e ogni scoglio, tutta l’energia di propulsione viene dalle scorte corporee e produce solo sudore, si può imparare l’arte della sopravvivenza in bivacco e quella della preparazione del bagaglio essenziale.

Insomma un viaggio in kayak è slow, local, sostenibile e fa pensare che mettersi in movimento possa continuare a essere una palestra di vita.